Di quel padre così noto, assassinato nel 1980 dai terroristi della «Brigata XXVIII marzo», a Benedetta Tobagi sono rimasti pochi ricordi. Ma di Walter Tobagi, giornalista di spicco del Corriere della Sera, alla figlia sono rimasti i pensieri - racchiusi in articoli, diari, pagine di appunti, libri - e il motto, tratto dall'Etica di Spinoza, che aveva guidato il suo lavoro di giornalista: humanas actiones non ridere, non lugere, necque detestari, sed intelligere - non bisogna deridere le azioni umane, né piangerle, nè disprezzarle, ma comprenderle. Con questo spirito Benedetta Tobagi, che aveva appena tre anni quando vide il padre colpito a morte sotto casa, ne ha ricostruito la vita, pubblica e privata. A guidarla un'esigenza personale - «Non potevo tollerare di avere solo quell'immagine di mio padre, ucciso quella mattina», ha dichiarato Benedetta - ma anche la consapevolezza che la perdita non ha toccato solo la sua famiglia «ma tutta la società perché il terrorismo l'ha privata di risorse che avrebbero potuto renderla diversa».
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